giovedì 29 maggio 2008

Il buio oltre la siepe

Dopo quasi un anno di attesa nella mia Wish List, dopo aver faticato un filo a farmelo prestare da un'amica, sono riuscita a leggere Il buio oltre la siepe di Harper Lee!!
Il libro affronta un tema difficile e scottante come il razzismo nel Sud degli Stati Uniti negli anni '30, ma lo sgurado narrante di Scout, una bambina, dà un taglio particolare al racconto mostrando come i pregiudizi abbiano in realtà poco senso e si scontrano con il senso di giustizia. Il razzismo c'è, si respira nel racconto che la bambina fa di quell'estate ma non è mai troppo evidente, né è riportato con episodi diretti ed espliciti.Il che fa anche capire come serpeggia tra di noi il razzismo: anche non far nulla davanti alle ingiustizie è mettersi dalla parte errata e ci si prende comunque una certa dose di responsabilità sociale.
La scrittura è molto pulita, scorrevole e riesce a rendere benissimo il punto di vista di una bambina. Tra i personaggi ho adorato Calpurnia (già solo per il nome), la domestica di colore in casa di Atticus che fa in qualche modo da vice-mamma ai due bambini: descritta dalla bambina in termini spesso negativi, si legge sotto un forte affetto per questa figura che accompagna e aiuta i bambini a comprendere il pregiudizio verso i neri per tutta la vicenda.
Una frase all'inizio del libro è fantastica e non si può non essere d'accordo con Scout se si amano i libri: "Fino a quando non mi minacciarono di non lasciarmi più leggere, non seppi di amare la lettura. Si ama, forse, il proprio respiro?"
Solo ora che ho letto il titolo originale ho capito la copertina del libro...

La donna abitata

Ormai ho finito di leggere questo libro da un po' di tempo, ma volevo scriverne sul mio blog e solo ora ci riesco. Ho comprato La donna abitata alla Fiera di Torino e devo dire che sono stra-felice dell'acquisto.
Chi mi conosce un minimo sa che mi piace la letteratura sudamericana, ma non avevo ancora letto nulla di Gioconda Belli sebbene in molti me ne avessero parlato molto bene. Qualche notizia sulla sua vita Link .
In pochissime righe, per non rovinare a nessuno la sorpresa su questa storia, si può dire che:
La donna abitata è il romanzo della rivoluzione sandinista. E' la storia di due donne, vissute in epoche diverse, la prima un'india che combatte contro i conquistadores e la seconda una donna moderna che vive sotto una feroce dittatura centramericana. Le loro vite s'incontrano magicamente nell'amore e nella guerriglia.
Anche in questo libro del Sud America si ritrova il realismo magico, un mix di leggenda e realtà che Belli rende davvero armonioso attraverso tutto il libro e che mi ha catturato molto fin dalle prime pagine. Leggendo su internet alcuni commenti al libro ho trovato una frase su un blog che mi ha colpito: "mi ha cambiato la vita. Mi ha reso consapevole del mio diventare donna, del mio ESSERE donna (che non è ciò che vediamo quotidianamente in tv o sui giornali!), delle passioni che spesso motivano scelte di vita difficili. E dell'intensità, della passionalità stessa della vita!"
Ecco, il libro fa vedere come cresce una donna, come si appassiona a un'ideale che le sembrava così lontano, che comincia a credere che si possa fare qualcosa per cambiare anche una dittatura. Siamo ancora in grado di pensare che si possano cambiare le cose e che lo possiamo fare, in qualche modo, anche noi in prima persona?

domenica 18 maggio 2008

In Portogallo si parlerà "brasiliano"

Leggo oggi, sul sito del Corriere, questo aritcolo:

Il Parlamento di Lisbona approva il progetto: si adegua la lingua agli standard dell'ex colonia

RIO DE JANEIRO - È la lingua degli enigmi di José Saramago, o sussurrata al suono struggente del fado, ma è soprattutto quella urlata dalle mulatte di Jorge Amado e resa bossa nova da Vinicius de Moraes. Solo una decina di milioni di persone parlano portoghese là dove la lingua nacque, mentre nel resto del mondo sono ben 220, in gran parte brasiliani: era abbastanza scontato che chi dovesse soccombere nel processo di unificazione della lingua fosse proprio il Portogallo, e così è avvenuto. Non senza una certa fatica, venerdì il Parlamento di Lisbona ha approvato un accordo ortografico tra gli otto Paesi al mondo dove si parla portoghese. Oltre a Portogallo e Brasile, ci sono le ex colonie di Angola, Mozambico, Capo Verde, Timor Est, Guinea-Bissau e São Tomé e Principe. Nulla di davvero radicale — i cambiamenti riguardano solo una parte dell'ortografia — ma il Portogallo ci ha messo una decina di anni per cedere. Quasi tutte le modifiche spostano le regole verso l'uso brasiliano della lingua, assai semplificato da secoli.

Alla capitolazione si sono opposti fino all'ultimo i puristi dell'idioma, che hanno consegnato una petizione di 33.000 firme ai deputati di Lisbona affinché bocciassero la riforma. Ma non c'è stato niente da fare. Anni fa, quando una commissione fissò le nuove regole, venne deciso che l'applicazione sarebbe scattata con l'approvazione di soli tre Paesi, tra i quali non necessariamente il Portogallo. Poi, però, si è ritenuto doveroso aspettare il suo sì: «Siamo i padri della lingua portoghese, non i suoi padroni », ha detto il deputato Nuno Melo al momento di votare. In Brasile, con un certo orgoglio, si è commemorata la svolta ricordando che cade nell'anno del 200esimo anniversario dello spostamento della Corte reale da Lisbona a Rio de Janeiro, in fuga da Napoleone nel 1808. La colonia che diventava impero. Le modifiche ortografiche riguardano soprattutto accenti e trattini e l'eliminazione di lettere che nella pronuncia corrente sono andate perdute. Un esempio su tutti è la parola «selezione », che si scriverà ovunque «seleção», come i brasiliani chiamano tra l'altro le proprie squadre nazionali. Chi cambia di più è il Portogallo, con l'1,4 per cento delle parole contro appena lo 0,4 del Brasile. Su alcuni vocaboli, in mancanza di accordo, le differenze sui due lati dell'Atlantico verranno mantenute. Così come, ovviamente, sulla lingua di tutti i giorni, che differisce assai di più che quella ortografica. Probabile che traduzioni e doppiaggi di film restino separati, come già avviene adesso.

Nella tv, invece, l'egemonia della telenovela brasiliana non lascia scampo: già da decenni i portoghesi si sono abituati all'accento cantato dell'ex colonia, sui teleschermi per diverse ore al giorno. I fautori della riforma sostengono che i benefici saranno notevoli: dall'uniformità nelle ricerche via Internet al linguaggio giuridico internazionale. Una antica aspirazione lusofona è quella di vedere la propria lingua tra quelle ufficiali all'Onu (attualmente sono sei: inglese, mandarino, arabo, francese, russo e spagnolo). Chi invece non pare appassionarsi al tema e non vuole polemizzare è proprio José Saramago: «Io continuerò a scrivere come sempre - ha detto - Poi sarà un problema dei correttori di bozze».

Un po' mi dispiace... ora proverò a cercare sui siti portoghesi in che cosa consistono le novità ortografiche. Già i miei errori nello scrivere aumentano (un po' per forza di cose, non avendo molte occasioni di fare pratica), così spero non sia lo scatafascio....



sabato 17 maggio 2008

Diario di scuola

Altro libro... tra poco prometto che provo a cambiare genere di post (ok ho detto la scemenza della settimana, temo).

Mi hanno regalato al mio compleanno Diario di scuola di Daniel Pennac e solo il weekend scorso sono riuscita a leggerlo (in pratica ho letto la maggior parte del libro tornando dalla Fiera di Torino :P ).
"Si può insegnare con passione? Ed essere asini è una condanna a vita?" Queste sono le due domande base del libro di Pennac... e lui ne parla da dentro, sia da ex professore sia da ex-asino a scuola. Quindi con una prospettiva personale e, devo dire, unica per quanto riguarda i libri sulla scuola.Quando mai ci si interessa degli alunni che non capiscono? Si pensa che abbiano difficoltà? che la cosa li faccia star male? che al di là di ogni loro tentativo non ci riescono e che quello che ci dicono non sono solo banali scuse? E che peso hanno i comportamenti che gli adulti mettono in atto con loro? Ecco, a tutte queste cose Pennac da un peso e riporta come bisogna cominciare a spostare la prospettiva del sistema scolastico: il *target* (parola che va tanto di moda) non sono gli alunni che riescono bene e sono motivati, ma proprio quelli che non ce la fanno e che vanno aiutati a costruire una nuova motivazione.
Ho pensato di regalarlo alle insegnanti della classe dove lavoro... ma dubito che lo capiscano. Anzi, dubito fortemente che leggano dei libri...

venerdì 16 maggio 2008

Fiera del Libro

Anche quest'anno sono andata alla Fiera Internazionale del Libro di Torino. Ormai di quella città conosco solo il Lingotto nei giorni della Fiera... Per la prima volta sono andata di domenica: non so se per questo motivo, o per le polemiche che ci sono stata alla scelta di avere Israele come paese ospite, c'era meno gente dell'anno scorso in giro per gli stand.
Il gruppo ormai è fisso per questa gita: gli amici che ho conosciuto sul forum dei libri (anche se ormai lì non entro nemmeno più :( ), due amiche di mia sorelle e, quest'anno super-evento, anche mia sorella!!!
Ho comprato solo due libri: ormai gli sconti si vedono con il lanternino alla Fiera e, onestamente, non capisco proprio perchè.... Ho preso un libro della Newton che non trovavo in libreria "La storia criminale del genere umano" e poi, con un filo di sconto "La donna abitata" di Gioconda Belli, un'autrice del Nicaragua che volevo leggere da tempo.
Ad ogni modo, oltre a gironzolare tra gli stand stra-pieni di libri, sono andata a sentire due incontri di LinguaMadre. Il primo era la presentazione del primo libro tradotto di uno scrittore peruviano che vive negli Stati Uniti: Eduardo Gonzales Viana. E poi dicono che non conosciamo la letteratura del Sud America: nessuno la pubblica in lingua orginale, le traduzioni arrivano con il contagocce... Lui mi è piaciuto davvero un sacco: un modo di parlare e narrare chiaro (e capivo tutto quello che diceva in spagnolo... almeno il corso a qualcosa è servito anche se io son stata scostante e non mi sono molto applicata) , divertente e con un tocco di realismo magico: ora non vedo l'ora di trovare il suo libro che si intitola La ballata di Dante!! Qui il suo Correo de Salem.
Nel pomeriggio sono andata a sentire la presentazione di Prigioniera a Teheran di Marina Nemat, un libro che racconta la sua storia di sopravvissuta alle carceri iraniane. Lei mi è piaicuta molto, per il modo di esporre le cose, anche le più dolorose; per la pacatezza e poi sembrava davvero piccola piccola... Non ho sopportato la *scrittirce* italiana che era lì a fare la presentazione e che faceva le domande: la donna non sapeva nemmeno dove sia di casa il tatto... Comunque, ho cercato il libro e per ora sono in lista di attesa in biblioteca.

giovedì 15 maggio 2008

Un paio di libri...

Oggi parliamo di libri.... ok, lo so. Dov'è la novità? Hihi!!
Ma andiamo con ordine che è da un po' che non aggiorno sulle mie letture (il tempo è così poco che mi son accorta che non avevo aggiornato correttamente nemmeno l'elenco dei libri per la sfida dei 50 libri...).

Dopo aver letto nel 2007 Le vene aperte dell'America Latina e aver gradito molto il modo di scrivere di Eduardo Galeano, mi son decisa a leggere il suo A testa in giù. Libro più recente dell'altro, scritto nel 1998, che affronta un tema mooolto pesante (a volte il libro è un vero e proprio pugno nello stomaco!) ma con una grafica e un modo di scrivere da manuale di scuola.
Nei paesi poveri della Terra i bambini, per imparare a vivere, devono frequentare la "scuola del mondo alla rovescia", dove apprendono che la povertà è il castigo per l'inefficienza, la disuguaglianza è una legge naturale, la realtà è quella che si vede in televisione e il crimine è nero, giallo mai bianco. La "scuola" prevede corsi di impotenza e rassegnazione, grazie ai quali gli oppressi imparano a subire la realtà e ad accettare passivamente il futuro per permettere ai dittatori di rimanere impuniti. Galeano completa, in questo volume, la storia raccontata in Le vene aperte dell'America Latina con una rappresentazione provocatoria del capitalismo. Raccogliendo una ricchissima serie di dati sulla situazione del Terzo Mondo e di casi tratti dalla cronaca più recente, l'autore va oltre il saggio-denuncia, con un sarcasmo che cela l'indignazione e costruisce un attacco al neoliberismo, "l'espressione più efficiente del crimine organizzato". E ammonisce i potenti: nelle stesse "scuole", allievi clandestini si impegnano nella rifondazione della democrazia, della solidarietà e della comunione con la natura.
L'autore riesce ad essere ironico parlando di cose che invece sono tristissime, realtà molto forti e di cui non vogliamo sentire nessuna responsabilità. Anche questo è un modo per non dimenticare, per portare testimonianza di quella parte del mondo che qui, nel mondo dei bianchi, pare spesso non esistere o esistere solamente quando capita qualche catastrofe eclatante. E per una volta, vedere come il Sud del mondo vede il Nord: cambiare prospettiva non può far che bene... ma è davvero un lavoro a cui siamo proprio poco o per nulla abituati.
___________________________________________________________________

In seguito ho affrontato Collasso di Jared Diamond, l'autore di Armi, acciaio e malattie.
Il sottotitolo è "Come le società sclegono di morire o vivere" e, come anche nell'altro libro, l'autore affronta l'argomento con una visione globale. Passa dal Montana di oggi agli abitanti dell'Isola di Pasqua (un capitolo che ha catturato totalmente la mia attenzione per il fascino di questo società così isolata e lontana), dalla Groellandia ad Haiti, portando dati e ricostruzione degli eventi. Anche qui, una conoscenza ampia delle varie tecniche di indagine usate per capire il nostro passato (quante cose si possono imparare dai resti dei rifiuti di popolazioni ormai estinte!) raccontate in modo semplice e,a volte, come un enigma da risolvere.
Le deduzioni di Diamond, specialmente quelle finali, non sono forse super-originali (chi non lo sa che stiamo distruggendo la Terra?), ma è il modo non sensazionalistico in cui lo riporta con dati e comparazioni che da forza al libro. Nota critica: come molti americani che fanno divolgazione, ripete e ripete le stesse cose tante volte... il che alla lunga stanca dato che comunque l'argomento è importante e da seguire con attenzione.
Ora vorrei leggere il suo Perchè il sesso è divertente? ma credo che farò passare un po' di tempo....

lunedì 12 maggio 2008

Dal 25 aprile...

Stasera ho deciso: anche se son stanca e ho realmente bisogno di dormire, voglio dedicarmi al mio blog... che se no si sente del tutto abbandonato (mentre ancora io voglio avere e curare questo spazio). Ma andiamo con ordine e cominciamo che di cose da scrivere questa sera ne ho molte.

Ponte del 25 Aprile: come già avevo annunciato, sono andata 3 giorni via con mia sorella e un'amica. Itinerario: via automobile a Vaduz (Capitale del Liechtenstein), poi dopo un giro in città andiamo a Schwangau-Fussen dove ci fermeremo due notti per visitare i famosi castelli di Ludwig.
La strada procede bene, se non fosse che troviamo dei lavoro in corso in Svizzera e così siamo costrette ad uscire dall'autostrada e fare strade di montagna. Da italiane, eravamo preoccupate: quando c'è una deviazione, c'è sempre e solo il primo cartello, poi chissà come si deve fare... Ma ovviamente non è così da quelle parti: cartelli ovunque, che ci indicano passo passo la strada. A Vaduz ci fermiamo meno di un apio d'ore, giusto il tempo di un pranzo veloce e un rapido giro del centro a causa del diluvio che si stava scatenando. Devo dire che Vaduz mi ha colpito: si percepisce, solo passeggiando per la città, la ricchezza del principato e anche la voglia di puntare sulla modernità (il centro è infatti una fusione di antico e moderno, originale e molto piacevole da vedere). Mi ha un po' deluso il castello di Vaduz perchè non è possibile entrare a visitarlo e quindi ci siamo dovute accontentare di fare qualche foto dall'alto. Poi si riparte verso la Germania: anche qui qualche interruzione autostradale, ma alla fine tutto bene.
A Schwangau troviamo subito l'hotel dove abbiamo prenotato per la prima notte: bello al di là di ogni aspettativa e abbiamo una bellissima vista sul famoso castello!!! Dopo esserci riposate dal viaggio, decidiamo di andare a cena: che dire? Il cibo bavarese è davvero buono e si spende anche poco! Io ho preso un'omelette tipica: era immensa, non sono riuscita ad andare oltre la metà, e sofficissima! Mentre mia sorella assaggia gli spatzle: sono davvero buoni, così tanto che prima di partire li voglio assaggiare anche io! La lauta cena ci ha così dato la botta finale per andare a nanna: vogliamo riposare, il giorno dopo ci aspetta l'attrazione forte del weekend e non siamo più nella pelle.
Finalmente sabato mattina: sveglia,. super-colazione in hotel, poi spostamento nell'ostello a Fussen dove passeremo la seconda notte e poi... via, verso i castelli! Giornata di sole, non potevamo sperare nulla di meglio! Coda alla biglietteria, foto varie dal basso e andiamo subito a vedere Honenschwangau, il castello dei genitori di Ludwig. Lì dobbiamo aspettare il nostro gruppo (organizzazione impeccabile e chiara, molto teutonica e che funziona!), si entra e una guida ci fa fare il giro con una registrazione in italiano che ci racconta le cose principali. Usciti da lì, mangiamo un brezel e poi ci incamminiamo sulla salita che arriva a Neuschwanstein :) Ci vuole un po' per arrivarci e ci sono momenti, per la strada, che non vedi nemmeno più il castello.... ma quando arrivi sotto è magnifico! Altro che favole... ti senti come una principessa! Dentro un'altro numero, altro gruppo e questa volta audioguide: l'interno è molto strano, riprende molte leggende classiche tedesche e poi c'è la ricostruzione di una grotta.... chissà perchè l'hanno dichiarato pazzo poco prima che morisse...mmm. Da lì siamo andate al Ponte di Maria per fare le foto al castello da una prospettiva bellissima: cioè, mia sorella ha fatto le foto, io sul ponte non ci ho voluto mettere piede :P
Visto che è presto, decidiamo di vedere le cascate di Fussen, niente di che, e poi di andare a sederci un po' in riva al lago di Schwangau: un'oretta a non fare nulla, tranne guardare le montagne innevate!
IN serata, dopo un giretto al supermercato dove curiosiamo tra i vari scaffali: quante caramelle Haribo ci sono! Ma anche una marea di piatti etnici da preparare, cose che da noi non troviamo nei normali super. Per la cena ho seguito il consiglio che mi è stato dato sul forum di Zingarate da un utente, all'Hotel Hechten: ottimo cibo, dove ci siamo gustate anche un buonissimo strudel di mele servito caldo con crema e gelato alla vaniglia.... delizioso!
La giornata di domenica parte alla grande: la colazione all'ostello ci è servita in camera... un mega vassoio pieno di cibo: pane caldo, nutella, marmellata, burro e miele, succo di frutta, caffè e latte. A tutti piace farsi viziare un po' :P Dedichiamo la mattinata a passeggiare per la città di Fussen: tutto è tranquillo, in giro non c'è davvero nessuno e così passeggiamo e scattiamo foto nel castello-fortezza della città e alle case bavaresi colorate e decorate. Dopo un pranzo che abbiamo cercato di tener leggero al ristorante della sera precedente, ci avviamo verso casa...
Qui le foto che ho fatto nel weekend: click