scuola e integrazione
lavorando con maestre e insegnati a vari livelli, ho modo di osserverle al lavoro così come di parlare con loro. il che è un'ottima palestra per imparare davvero cos'è e come funziona la scuola italiana da dentro (ok, più o meno relativamente dato che io come educatrice lavoro nell'edificio ma non sono realmente nell0istituzione). e così si scoprono tante cose...
in primo luogo, capisco varie lamentele dei genitori sulle maestre poco preparate o interessate al loro lavoro. mentre sono stra-pronte a chiedere agli educatori, ma anche a bidelle e personale della mensa, di fare ore in più, loro schizzano come il miglior centometriasta alle olimpiadi appena scade il loro ultimo minuto di lavoro. sulla preparazione, ho trovato maestre molto preparate sulla parte didattica e curriculare, altro degnamente pronte e alcune nemmeno su quella sigh sigh! I problemi più grandi li si vedono però in altre questioni. In primo luogo con ciò che è l'integrazione, ed è di questo che voglio parlare oggi.
nelle classi e nelle scuole di oggigiorno è facile incontrare bambini con disabilità, sia fisiche che psicologiche. e questo non perchè c'è un aumento spropositato di queti bambini, ma solo perchè la società attuale parla di inclusione e integrazione, non permettendo (tranne in casi davvero particolari e comunque debitamente certificati da un NPI) che vengano *relegati* in classi o scuole speciali. e questo per quale motivo? in primis, per una questione di diritti: tutti i bambini, senza eccezione, hanno diritto all'istruzione pubblica. ma non è solamente questo il punto focale del discorso. un altro aspetto importante da considerare è che questi bambini vivono nel mondo reale e non in quello delle classi speciali. e continueranno a farlo quindi devono in qualche modo imparare a viverci. e questo discorso vale al contrario: anche i bambini normodotati vivono in questo mondo, dove ci sono bambini disabili. quando far capire ai bambini che anche chi ha una disabilità è un bambino esattamente come loro? anche perchp in questo modo si previene il pregiudizio e lo stereotipo, si formano cittadini più consapevoli ed con un comportamento pro-sociale già sviluppato.
ma sebbene i bambini spesso sono aperti all'incontro del bambino disabile (ma anche a quello straniero), non così facile è la questione con le maestre. spesso vedono come integrazione il solo fatto che al bambino è permesso (come gentile concessione dell'istituzione che è così buona...) frequentare la scuola e stare in classe. ma non credo che questo sia l'obiettivo massimo a cui si può aspirare. bisogna lavorare con i bambini, sia quelli disabili che i normodotati. nel primo caso per sviluppare le aree delle risorse nelle varie aree, specialmente pe quanto riguarda l'impatto con gli altri. e così anche per gli altri bambini, che imparano a conoscere il compagno, le sue abilità e differenze.
questo posr è nato per la *frustrazione* di vedere maestre, anche quelle di specializzate nel sostegno, lasciar correre, senza un lavoro vero e pensato... e qui ho potuto riversare parte di questa frustrazione :)
in primo luogo, capisco varie lamentele dei genitori sulle maestre poco preparate o interessate al loro lavoro. mentre sono stra-pronte a chiedere agli educatori, ma anche a bidelle e personale della mensa, di fare ore in più, loro schizzano come il miglior centometriasta alle olimpiadi appena scade il loro ultimo minuto di lavoro. sulla preparazione, ho trovato maestre molto preparate sulla parte didattica e curriculare, altro degnamente pronte e alcune nemmeno su quella sigh sigh! I problemi più grandi li si vedono però in altre questioni. In primo luogo con ciò che è l'integrazione, ed è di questo che voglio parlare oggi.
nelle classi e nelle scuole di oggigiorno è facile incontrare bambini con disabilità, sia fisiche che psicologiche. e questo non perchè c'è un aumento spropositato di queti bambini, ma solo perchè la società attuale parla di inclusione e integrazione, non permettendo (tranne in casi davvero particolari e comunque debitamente certificati da un NPI) che vengano *relegati* in classi o scuole speciali. e questo per quale motivo? in primis, per una questione di diritti: tutti i bambini, senza eccezione, hanno diritto all'istruzione pubblica. ma non è solamente questo il punto focale del discorso. un altro aspetto importante da considerare è che questi bambini vivono nel mondo reale e non in quello delle classi speciali. e continueranno a farlo quindi devono in qualche modo imparare a viverci. e questo discorso vale al contrario: anche i bambini normodotati vivono in questo mondo, dove ci sono bambini disabili. quando far capire ai bambini che anche chi ha una disabilità è un bambino esattamente come loro? anche perchp in questo modo si previene il pregiudizio e lo stereotipo, si formano cittadini più consapevoli ed con un comportamento pro-sociale già sviluppato.
ma sebbene i bambini spesso sono aperti all'incontro del bambino disabile (ma anche a quello straniero), non così facile è la questione con le maestre. spesso vedono come integrazione il solo fatto che al bambino è permesso (come gentile concessione dell'istituzione che è così buona...) frequentare la scuola e stare in classe. ma non credo che questo sia l'obiettivo massimo a cui si può aspirare. bisogna lavorare con i bambini, sia quelli disabili che i normodotati. nel primo caso per sviluppare le aree delle risorse nelle varie aree, specialmente pe quanto riguarda l'impatto con gli altri. e così anche per gli altri bambini, che imparano a conoscere il compagno, le sue abilità e differenze.
questo posr è nato per la *frustrazione* di vedere maestre, anche quelle di specializzate nel sostegno, lasciar correre, senza un lavoro vero e pensato... e qui ho potuto riversare parte di questa frustrazione :)
8 commenti:
Hai ragione quando dici che i bambini sono più disposti ad accogliere di quanto lo siano certe maestre... Ci vuole una preparazione e una sensibilità che purtroppo quelle maestre che scattano come centometristi appena scade il loro orario difficilmente possono avere. Fare la maestra è visto come un lavoro di ripiego, un lavoro secondario, poco importante, ma quasi nessuno pensa che invece è un mestiere importantissimo. Anzi, non è neppure un mestiere. è una missione, una passione... o almeno così dovrebbe essere!!! Ma dove sono le maestre, i maestri, che insegnano con il cuore, con la voglia di aprire le menti invece che solo riempire le teste di nozioni? Io purtroppo, nella mia esperienza di madre con figli alle elementari, vedo solo molto pressapochismo, molto nozionismo, molte fotocopie da ricopiare e niente di più!!! Come puoi sperare che in una situazione umana del genere il disabile o lo straniero venga accolto e possa imparare. E' solo una gran scocciatura!!!
Un abbraccio
Francesca
E' vero: la situazione italiana delle scuole rispecchia il periodo storio che stiamo attraversando, pieno di svogliatezza, di 'campare' invece che di vivere, del 'lasciar stare le cose come stanno' invece di combattere per cambiarle.
A scuola succede la stessa cosa!
Oggi è il primo giorno del famoso (almeno nell'ambiente scuola) convegno organizzato dalla Erickson, che la stragrande maggioranza delle insegnanti frequenta ogni anno.
Quest'anno è la VI edizione.
Per chi non lo sapesse riguarda nello specifico la qualità dell'integrazione scolastica.
E' un evento che ho visto nascere, ho partecipato dalla prima edizione fino alla scorsa. In tutte le edizioni (la prima è stata nel '97) è stato detto che l'integrazione non si sta facendo come si dovrebbe, che bisogna seguire le 'buone prassi', che gli insegnanti la devono finire di considerare l'insegnamento del sostegno come una finestra per entrare nella scuola (invece che dalla porta) per poi 'prendersi la classe' (parole pronunciate da Dario Janes in persona)...
Bè, continuano a dirlo, continuano ad implorarlo...e le insegnanti sembra continuino a non sentirlo (in tutti i sensi)
Anche io lavoro nelle scuole e nell'ambito dell'integrazione del disabile mentale; e vi dico che in media su 10 scuole ne collaborano come si dovrebbe 1 soltanto!
Questo scoraggia, ma è importante che noi pochi che ci crediamo continuiamo a vivere per cambiare le cose (per quanto ce lo fanno fare) piuttosto che campare e lasciare le cose come stanno.
Ciao, Paola.
@ Paola: mi sarebbe piaciuto un sacco andare al Convegno della Erickson ma mi è impossibile bisto che già a fine mese ho chiesto ferie... Parlavo di questo l'altro giorno con l'insegnante di sostegno e lei mi è caduta dal pero: nemmeno sa che esiste! che tristezza....
Comunque l'idea di lasciare tutto così com'è non c'è proprio ;) ci mancherebbe altro!!
Come saprai il convegno della Erickson lo rifanno ogni due anni. Magari potrai andare alla settima edizione!!
Anche io ho incontrato insegnanti che non sapvano nemmeno dell'esistenza della erickson, che dire: aggiornatissime!!
Ti va di scambiarci il link del blog? Mi farebbe piacere.
COme puoi vedere ti ho aggiunto subito :) é un po' che infatti bazzico il tuo blog.
Ultima della maestra di sostegno che nella classe dove lavoro segue un bimbo autistico: venerdì il bimbo entra in classe e io dico "Ciao XXX". E lei: "Ma perchè lo saluti?".... sigh sigh sigh!!
Noooooo.... Non ci posso credere!!!! Che sostegno!!!
E' un sostegno per lui o per l'altra maestra??? Qual'è allora il senso della sua presenza? Toglierlo dai piedi all'altra maestra o tentare di insegnargli qualcosa e farlo sentire parte di un gruppo???
Francesca
Piccola precisazione!!!
Il senso della sua presenza... la presenza della maestra naturalmente... Non si capiva bene da come avevo scritto!!!
@ Cicabuma: temo che il senso che lei stessa dà all'intervento è "fare il meno possibile"+ "nond are fastidio"... tutto mooolto utile e che porta proprio all'integrazione.
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