sabato 29 dicembre 2007

Libri in vacanza

In questi giorni di *vacanza* (gli asterischi per indicare che comunque sto lavorando ma seguo solo un caso in domiciliare quindi davvero poche ore alla settimana) ne approfitto per leggere e non solo.
Cominciamo dai libri comunque: una mia amica ha ricevuto questo libro di Gianni Minà in regalo e non sapeva che farsene.Io le ho chiesto spudoratamente di prestarmelo dopo aver letto i nomi sulla copertina. Bene, non smettevo più di leggerlo. Il libro raccoglie le interviste che Minà ha fatto al Forum di Porto Alegre tra gennaio e febbraio del 2003 a personaggi come Eduardo Galeano, l'autore di Le vene aperte dell'America Latina; il presidente del Venezuela Ugo Chavez; Gilberto Gil, grande musicista e Ministro della culture per il governo Lula; Arundhati Roy, l'autrice indiana di Il dio delle piccole cose; Paco Ignacio Taibo II; Luis Sepulveda; Fernando Solanas e Kiva Maidanik; Abel Prieto e Tariq Ali; Leonardo Boff e François Houtart. Insomma tutti personaggi con un alto livello culturale e uno sguardo su società e culture distanti da noi, che riportano il loro pezzo di vita, storia e verità. Ad esempio nella lunga intervista a Ugo Chavez ti chiedi se sia la stessa persona di cui leggiamo oggi giorno sui giornali italiani o se questi si siano dimenticati di raccontarci qualche pezzo della vicenda. In effetti è molto critticata la stampa occidentale che si dice libera ma che riporta solamente le news di certe aree del mondo (USA ed Europa) e tralascia quelle relativa ad Africa, Asia e America Latina a meno che non si debba parlare di distastri naturali o umani. Le interviste sono un filo datate, quasi 4 anni non sono pochi, ma sono comunque interessanti, a volte irriverenti e toccano tutti i lati del globo: America del Sud e Centrale, ma anche India, Africa e un po' di Europa. Gli USA appaiono quasi sempre nei vari discorsi come elemento predominante e fortemente criticato per molti suoi "atteggiamenti" (diciamo così va...) sempre ben spiegati e documentati.
Un passaggio dall'intervista di Tariq Ali:
"Ormai, tra i benpensanti d'Europa, è comune la politica del doppio metro di giudizio. é una politica molto pericolosa, perchè estrania totalmente la gente dai veri problemi del Sud del Mondo. Il doppio metro si applica per l'Avana e per Guantanamo, e si applica in permanenza nel rapporto con gli Stati Uniti. A questo tipo di intellettuali non piace criticare l'America: è la potenza imperiale, e quindi si inchinano ad essa, sempre. Ai miei occhi, la posizione più consona, per questa gente, è quella in ginocchio. Stando sempre genuflessi, hanno dimenticato come si stia in piedi."

Leggendo poi l'intervista che Minà fa ad Arundhati Roy sono venuta a sapere che dopo quel bel romanzo ha sì pubblicato altro, ma saggi e raccolte di suoi interventi.
Così, visto che dovevo fare un salto in biblioteca, ho preso il suo "Guida all'impero per la gente comune", un libro dove riunisce interventi ed articoli preparati tra il 2002 e il 2003. Devo dire che ho trovato molto interessante e davvero ben scritta la prima parte, forse pechè più centrata sugli Stati Uniti e quindi su cose più vicine e sentite anche per me. La seconda parte invece è più focalizzata sull'India, di qualche anno fa e quindi un filo più complicato seguire certi eventi sebbene le note sono fatte molto bene. Mi piace anche la sua proposta: "Sarebbe ingenuo pensare di affrontare direttamente l'impero. La nostra strategia deve tendere a isolare i meccanismi dell'impero e metterli fuori uso uno per uno. Nessun obiettivo è modesto. Nessuna vittoria insignificante."
Da questa lettura è nata la voglia di leggere un altro libro, La fabbrica del consenso di Noam Chomsky che ho già ordinato in biblioteca.

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