Libri in vacanza
In questi giorni di *vacanza* (gli asterischi per indicare che comunque sto lavorando ma seguo solo un caso in domiciliare quindi davvero poche ore alla settimana) ne approfitto per leggere e non solo.
Cominciamo dai libri comunque: una mia amica ha ricevuto questo libro di Gianni Minà in regalo e non sapeva che farsene.
Io le ho chiesto spudoratamente di prestarmelo dopo aver letto i nomi sulla copertina. Bene, non smettevo più di leggerlo. Il libro raccoglie le interviste che Minà ha fatto al Forum di Porto Alegre tra gennaio e febbraio del 2003 a personaggi come Eduardo Galeano, l'autore di Le vene aperte dell'America Latina; il presidente del Venezuela Ugo Chavez; Gilberto Gil, grande musicista e Ministro della culture per il governo Lula; Arundhati Roy, l'autrice indiana di Il dio delle piccole cose; Paco Ignacio Taibo II; Luis Sepulveda; Fernando Solanas e Kiva Maidanik; Abel Prieto e Tariq Ali; Leonardo Boff e François Houtart. Insomma tutti personaggi con un alto livello culturale e uno sguardo su società e culture distanti da noi, che riportano il loro pezzo di vita, storia e verità. Ad esempio nella lunga intervista a Ugo Chavez ti chiedi se sia la stessa persona di cui leggiamo oggi giorno sui giornali italiani o se questi si siano dimenticati di raccontarci qualche pezzo della vicenda. In effetti è molto critticata la stampa occidentale che si dice libera ma che riporta solamente le news di certe aree del mondo (USA ed Europa) e tralascia quelle relativa ad Africa, Asia e America Latina a meno che non si debba parlare di distastri naturali o umani. Le interviste sono un filo datate, quasi 4 anni non sono pochi, ma sono comunque interessanti, a volte irriverenti e toccano tutti i lati del globo: America del Sud e Centrale, ma anche India, Africa e un po' di Europa. Gli USA appaiono quasi sempre nei vari discorsi come elemento predominante e fortemente criticato per molti suoi "atteggiamenti" (diciamo così va...) sempre ben spiegati e documentati.
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Un passaggio dall'intervista di Tariq Ali:
"Ormai, tra i benpensanti d'Europa, è comune la politica del doppio metro di giudizio. é una politica molto pericolosa, perchè estrania totalmente la gente dai veri problemi del Sud del Mondo. Il doppio metro si applica per l'Avana e per Guantanamo, e si applica in permanenza nel rapporto con gli Stati Uniti. A questo tipo di intellettuali non piace criticare l'America: è la potenza imperiale, e quindi si inchinano ad essa, sempre. Ai miei occhi, la posizione più consona, per questa gente, è quella in ginocchio. Stando sempre genuflessi, hanno dimenticato come si stia in piedi."
Leggendo poi l'intervista che Minà fa ad Arundhati Roy sono venuta a sapere che dopo quel bel romanzo ha sì pubblicato altro, ma saggi e raccolte di suoi interventi.
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Da questa lettura è nata la voglia di leggere un altro libro, La fabbrica del consenso di Noam Chomsky che ho già ordinato in biblioteca.
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